La Toscana, come ben si sa, è una terra di eccellenze senza eguali. Ci sono quelle artistiche, quelle culinarie, ma anche il sistema moda. I distretti fashion, concentrati soprattutto nelle zone di Prato, Firenze ed Empoli, recentemente messi in crisi dalle alluvioni di inizio novembre 2023, comprendono diverse aziende che, assieme, contribuiscono alla creazione dei capi dei grandi brand che danno lustro al nome dell’Italia nel mondo.
Dalle realtà che si occupano di ricami su tessuti, un’arte che richiede estrema precisione e una sapienza unica nel suo genere, fino alle imprese che operano nel mondo della conceria, per non parlare di quelle che, invece, si occupano di produrre i macchinari per il lavaggio dei tessuti: c’è davvero l’imbarazzo della scelta quando si parla del rapporto tra Toscana e moda.
Nonostante il periodo non privo di difficoltà – come già detto, l’ondata di mal tempo dei primi di novembre ha causato grandi danni ai macchinari, portando, in alcuni casi, a veri e propri fermi di produzione – le imprese del comparto riescono, per quest’anno, a portare a casa un risultato a dir poco positivo.
Le aziende del sistema moda toscano, la cui ascesa ha avuto inizio nel secondo dopoguerra, nel primo semestre 2023 hanno guidato la classifica delle realtà più attive, a livello regionale, per quanto riguarda l’export.
I risultati di un’indagine di Intesa Sanpaolo
A fornire il dato sopra menzionato ci ha recentemente pensato un’indagine condotta da Intesa Sanpaolo. Le realtà toscane che, ormai da decenni, sono colonna portante del sistema moda, nei primi sei mesi di quest’anno hanno esportato all’estero concretizzando un giro d’affari pari a 8,3 miliardi di euro.
Rispetto allo scorso anno, è stato possibile riscontrare un piccolo calo, relativo in particolare al settore calzaturiero, molto forte nella zona di Firenze, che ha perso il 7,4%.
Flessione anche per il distretto dell’abbigliamento di Empoli, con -4,4%. Ad Arezzo, invece, è stato possibile notare un aumento delle esportazioni, pari per la precisione al 5,6%, nel campo dell’oreficeria.
Il futuro è sostenibile
I distretti fashion in Toscana, forti di numeri positivi anche all’estero pur in un momento difficile come quello che l’economia italiana sta attraversando, guardano sempre di più verso la sostenibilità.
A dimostrazione di ciò è possibile citare il progetto del Circular Hub, che vede impegnato il gruppo Gucci, una delle aziende storiche che più simboleggiano l’importanza della moda per la Regione, insieme con Kering.
Soprattutto nel settore del lusso, è molto sentita la necessità di convertire la produzione in ottica green.
Si tratta di una svolta che, a detta degli esperti del settore, deve coinvolgere tutta la filiera, dalle materie prime fino ai processi produttivi, senza trascurare la logistica.
La piattaforma in questione verrà realizzata in Toscana e sarà messa a punto in modo da consentire una comunicazione efficace ed efficiente con tutte le strutture del gruppo Kering.
Suo fiore all’occhiello sarà il centro di ricerca, un luogo dedicato allo studio di soluzioni innovative, ovviamente tecnologiche, finalizzate a ottimizzare la qualità del prodotto finale anche dal punto di vista della riciclabilità.
Si tratta di aspetti strategici dal punto di vista dell’immagine delle aziende, a livello nazionale, ma anche all’estero.
Secondo gli esperti del settore, il progetto del Circular Hub fungerà da modello per tutte le aziende del comparto moda in Toscana e non solo e in particolare per quelle produttive, che dovranno, sempre di più, mettersi in gioco con responsabilità e farsi carico non solo della creazione, ma anche del fine vita dei prodotti.
Dopotutto, come dichiarato in occasione di diverse interviste anche da Tino Nocentini, direttore regionale per la Toscana e Umbria presso Intesa Sanpaolo, la sostenibilità, insieme con l’innovazione digitale, rappresentano ambiti in grado di garantire la competitività del settore e ottimi numeri per l’export regionale.